Poveracce e champagne
Piccari Nando
Casa editrice: Panozzo Editore
Sinossi
Poveracce e Champagne raccoglie una selezione di corsivi apparsi su “La Gazzetta di Rimini”, “Il Corriere di Rimini” e “Chiamami Città” tra il 1989 e oggi.
Casa editrice: Panozzo Editore
Poveracce e Champagne raccoglie una selezione di corsivi apparsi su “La Gazzetta di Rimini”, “Il Corriere di Rimini” e “Chiamami Città” tra il 1989 e oggi.
Poi che, del patrio nido i silenzi lasciando e le beate larve e l’antico error, celeste dono ch’abbella agli occhi tuoi quest’ermo lido, te nella polve della vita e il suono tragge il destin; l’obbrobriosa etate, che il duro cielo a noi prescrisse, impara, sorella mia, che in gravi e luttuosi tempi l’infelice famiglia all’infelice Italia accrescerai.Mostra libro
Una stampa contemporanea di un libro prodotto in precedenza realizzato a manoMostra libro
NOTA: I proventi di questo audiolibro saranno interamente destinati a opere benefiche e ad associazioni culturali o umanitarie del terzo settore. Te ne ricordi, Ninetta? Il ricordo è oggi l’unica gioia, nella quale il mio cuore si riposa. Fino a vent’anni, noi abbiamo fatta insieme la stessa strada. Io sento i tuoi piedini sul duro terreno; io scorgo il lembo della tua bianca gonnella sul raso delle erbe avveniticcie; io sento il tuo alito fra gli odori della salvia che mi giungono da lontano come soffi di giovinezza. E le ore beate mi si fanno distinte. Era una mattina, in barchetto, sulla riva dell’acqua rinnovatasi appena, tutta pura, tutta rosea delle prime porpore del cielo; – era un mezzodì, sotto gli alberi, in un bugigattolo di foglie, colla campagna oppressa dal caldo, dormente intorno a noi, senza un brivido; – era una sera, in mezzo a un prato, lentamente inondato dal ceruleo del crepuscolo, che pioveva dalle colline; – era una notte, camminando lungo una via interminabile, andanti tutti e due all’ignoto, noncuranti delle stelle, col solo gaudio di lasciare la città, di smarrirci lontani, assai lontani, nel fondo dell’ombra discreta… Te ne ricordi, Ninetta?Mostra libro
Italo ardito, a che giammai non posi di svegliar dalle tombe i nostri padri? ed a parlar gli meni a questo secol morto, al quale incombe tanta nebbia di tedio? E come or vieni sí forte a’ nostri orecchi e sí frequente, voce antica de’ nostri, muta sí lunga etade?Mostra libro