Scusa Ameri - i diari del calcetto
Il Cala
Editora: Matisklo Edizioni
Sinopse
L'Italia, si sa, è il paese del Calcio. Del calcio guardato, ascoltato, tifato, ma anche (e soprattutto) del calcio giocato. E non serve essere dei grandi giocatori, per giocare a calcio: bastano un gruppo di amici, un campo qualsiasi, un pallone, e il divertimento è assicurato. Soprattutto se il campo è disponibile solo alle 22 ed è grande grossomodo quanto un Subbuteo e se gli amici si chiamano Tabacco, Il Capitano, Mogol, Vecchio Cuore Granata, Sky Calcio e Gemelli Bestemmia. "Ed in più, il mio è il tipico ruolo di movimento, adatto a chi ama il giuoco del calcio perché si corre, si suda e ci si stanca da matti, così le asprezze della vita scivolano via col sudore dei giusti. Io faccio il portiere. Nei campetti a sette. Ieri a cinque. Il che vuol dire che allargo le braccia e tocco i due pali della porta. Contemporaneamente. Il che vuol dire che, se in un attimo di incontrollabile entusiasmo, io saltassi, darei una tranvata sulla traversa. Ma io non salto mai, per fortuna. Il che vuol dire che basterebbe piantarmi per terra tipo i vecchi strumenti per l'allenamento dei boxeur e darmi una spinta ed io dondolerei destrasinistradestrasinistra per tutta la partita, che se va bene qualche pallonata la prendo ed evito i goal. Però nel corso degli anni ho sviluppato l'autoconvincimento di essere, a determinate condizioni e con determinate persone, credibile. Non dico forte, non dico bravo, ma credibile. In una banda di scarsoni faccio la mia porca figura, ecco. Un po' come la storia del cantare in un coro, che il mio amico Paolone tirò fuori secoli fa, secondo cui lui ed io eravamo sì stonati, ma adatti a cantare in un coro, perché non COSÌ STONATI, ecco. Bella cazzata sta cosa qui del coro, caro il mio Paolone, ma vabbè."