La conoscenza dei perfetti - Ricordando don Ennio Innocenti
Aurelio Porfiri
Publisher: Chorabooks
Summary
Ricordo di aver conosciuto don Ennio Innocenti molti anni fa. Il suo nome non mi era ignoto, ma non lo aveva mai incontrato. Poi, forse a causa della nostra comune frequentazione della Basilica di san Pietro in Vaticano, capitò che ci incontrammo. Era un prete romano don Ennio, così gli piaceva essere definito. Ricordo che fin da quei primi incontri ebbi una impressione duplice, quella di un uomo molto cortese ma non facile, non con un carattere semplice. L’impressione mi fu confermata quando la nostra conoscenza si approfondì, quando ebbi occasione di frequentarlo anche a casa sua, alla Garbatella, in cui mi sono recato molte volte. Era un tipo sanguigno don Ennio, a volte sapeva essere spiacevole. Era tutto concentrato nelle sue cose, nei suoi progetti, nei suoi studi, e questo gli ha permesso di produrre tantissimo. A volte gli capitava di essere sbrigativo con le persone e questo non mi ha riguardato solo a me, ma l’ho sentito anche da altri che lo hanno frequentato. Ci si litigava, insomma, ma questo non poteva oscurare il rispetto e la considerazione per uno studioso che tanto ha dato alla Chiesa, non sempre venendone ripagato adeguatamente. Ricordo che mi manifestava la sua amarezza per non essere mai riuscito a diventare canonico di san Pietro, ma rimase sempre come beneficiato del Capitolo, malgrado vari tentativi in quel senso. Mi disse che in Segreteria di Stato c’era chi bloccava sempre quella nomina, malgrado lui avesse senz’altro più meriti di tanti che ricevettero quella posizione ecclesiastica. Malgrado questo lui andava avanti sempre con amore per la Chiesa, combattendo le sue battaglie spirituali e culturali, occupandosi di gnosi, del commissario Calabresi, di Mussolini, di Massoneria, di storia della Chiesa…il campo di azione di don Innocenti fu vastissimo, con decine e decine di volumi e articoli pubblicati. Dovremmo parlare di più di questo in seguito, anche perché la sua produzione editoriale fu intrapresa in un modo del tutto singolare, praticamente quasi tutta a suo carico, potendo contare su un certo numero di sottoscrittori che gli inviavano qualche soldo al ricevimento dei suoi nuovi libri che lui puntualmente spediva. Ma negli ultimi tempi il numero dei sottoscrittori si assottigliò fatalmente e mi chiese se io avessi voluto pubblicare, con la mia piccola realtà editoriale, i suoi lavori. Io ero naturalmente d’accordo e la prima cosa che mi inviò fu un testo sui gesuiti. Purtroppo il testo era veramente troppo breve per essere pubblicato e io gli dissi di integrarlo con altro materiale in modo da avere qualcosa di più consistente. Lui accettò, ma nel frattempo venne la malattia che dopo qualche tempo lo condurrà alla morte. Con questo testo, che contiene una conversazione che avemmo anni fa e che non è mai stata pubblicata, voglio omaggiare una persona che altrimenti rischierebbe di rimanere dimenticata, cosa che certamente egli non merita.